Quando si parla di sollevamento aereo mediante piattaforme si sente talvolta parlare di sbarco in quota. La prassi ormai diffusa da molti operatori è infatti quella di utilizzare la cesta della piattaforma per raggiungere una superficie e sbarcarvi per poter effettuare un lavoro.
Questa pratica è piuttosto pericolosa e merita di essere approfondita; in questo articolo parleremo quindi di sbarco in quota: cos’è e come si fa.
Cos’è lo sbarco in quota
Lo sbarco in quota è una prassi molto utilizzata dagli operatori che utilizzano le piattaforme di lavoro elevabili. Sbarcare in quota significa raggiungere aree sopraelevate con la cesta per poi scendere dalla stessa direttamente su una superficie. In alcuni casi infatti l’operatore sulla piattaforma potrebbe avere necessità di scendere dal cestello per lavorare liberamente; alcuni esempi potrebbero essere operazioni da effettuare su un tetto oppure su di un albero ad alto fusto. È comunque importante sottolineare come lo sbarco in quota è una delle manovre più pericolose nell’utilizzo delle piattaforme aeree.
Va tenuto in considerazione ai fini della sicurezza è che lo spostamento di peso dell’operatore da sopra la cesta a sopra la superficie di sbarco potrebbe causare un pericoloso sbalzo della piattaforma che potrebbe farlo cadere. L’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale è quindi imprescindibile quando si sale su una piattaforma aerea ed in particolare se si ha intenzione di sbarcare in quota.
È consentito effettuare lo sbarco in quota?
Pur essendo una pratica delicata lo sbarco in quota è normato in particolare dal Decreto legislativo n°81 del 9 aprile 2008, che si completa con la Normativa tecnica UNI 18893, le normative UNI relative ai dispositivi di protezione contro le cadute e la norma tecnica EN280
Proprio secondo la norma costruttiva tecnica armonizzata EN280 infatti la piattaforma di lavoro elevabile è un’attrezzatura progettata per spostare persone a posizioni di lavoro diverse, per poter effettuare lavori di diversa natura dall’interno della piattaforma stessa. Se ne evince che le persone non debbano uscire dalla cesta della piattaforma se non nei punti di accesso a livello del suolo o sul telaio.
Questa norma è assai importante poichè indica la marchiatura CE, nel rispetto della Direttiva Macchine, come unica possibilità per immettere sul mercato piattaforme che permettano lo sbarco in quota.
Il manuale d’uso e manutenzione rilasciato dal fabbricante diventa quindi il documento di riferimento per capire se la macchina permette o meno lo sbarco.
Viste le fonti normative appena citate possiamo affermare che lo sbarco in quota è una pratica permessa dalla legge ma solo con determinate piattaforme aeree o altre macchine per il sollevamento come i telescopici. All’interno del manuale è inoltre disciplinata la procedura di accesso all’area di sbarco.
Come effettuare uno sbarco in sicurezza
Dato che lo sbarco in quota è una pratica pericolosa è necessario pianificare il tutto prima ancora di salire sulla piattaforma.
Vanno infatti considerati sia il lavoro da eseguire che il luogo in cui si pensa di sbarcare in quota. Una volta chiariti questi due elementi si può scegliere la piattaforma più idonea per poter effettuare lo sbarco.
Ogni fabbricante autorizza l’utilizzatore a sbarcare in quota indicando la procedura corretta direttamente nel manuale d’uso e manutenzione.
Oltre ad essere formati e abilitati per l’utilizzo in sicurezza delle piattaforme aeree, i lavoratori coinvolti nello sbarco in quota devono essere anche informati sui rischi connessi a questa procedura, sull’uso dei dispositivi di protezione e sui comportamenti da tenere. Più precisamente dovranno essere formati i lavoratori che effettuano lo sbarco, l’operatore che manovra la piattaforma e l’addetto a terra che può gestire eventuali emergenze.
Un aspetto molto importante da considerare è quello relativo agli accessi dello sbarco che possono essere di quattro tipi.
Il primo di essi consiste in un accesso su un’area protetta da parapetti; questa rappresenta la soluzione ottimale per lo sbarco poiché l’operatore può sganciarsi dalla cesta, uscire e accedere all’area.
La seconda casistica riguarda il cosiddetto accesso tangente all’area protetta, ovvero quando l’operatore è esposto alla caduta per l’oscillazione della piattaforma nel momento dell’uscita; in questo caso è necessario un punto di ancoraggio anticaduta.
L’accesso con punto di ancoraggio oppure con la linea vita rappresenta il terzo tipo di sbarco mente l’ultimo riguarda l’accesso senza punti di ancoraggio. In quest’ultima casistica è responsabilità del datore di lavoro individuare un punto di ancoraggio mobile a cui l’operatore può connettersi.
Ogni volta che effettua lo sbarco in quota l’operatore dovrebbe rivolgere particolare attenzione a tre elementi che possono garantire maggior sicurezza nello svolgimento dello sbarco stesso. La piattaforma deve essere prima di tutto stabilizzata per evitare eventuali movimenti; una volta giunti in prossimità dell’area di sbarco è necessario avvicinare la cesta ad una distanza non inferiore ai 30 cm per permettere all’operatore un’agevole uscita. Infine, nel momento dell’uscita dalla cesta, l’operatore deve muoversi lentamente cercando di distribuire equamente il proprio peso così da non far oscillare la cesta stessa.
In termini di documentazione è necessario predisporre un POS (Piano Operativo di Sicurezza) da sottoporre alla ASL competente, all’interno del quale sono descritte le modalità di sbarco e la gestione di eventuali emergenze.
Le nostre conclusioni
Pur essendo una pratica piuttosto pericolosa lo sbarco in quota è comunque consentito dalla legge, a patto che siano impiegate determinate macchine e si adotti una precisa procedura di sbarco.
Il nostro consiglio è quello di affidarsi ad un noleggiatore professionale, che potrà supportare il cliente nella scelta della piattaforma aerea adeguata per sbarcare e allo stesso tempo potrà affiancare gli operatori in questa pratica delicata.